“Gli italoamericani non hanno bisogno di una commissione per valutare Colombo"
La dimostrazione si è svolta alle spalle della statua di Cristoforo Colombo, all’angolo sud-ovest di Central Park, voluta da “The Christopher Columbus Preservation Coalition” che ha inviato al sindaco Bill de Blasio una lettera in cui fa sapere di scrivere a nome di centinaia di migliaia di italonewyorkesi.
Nella nota indirizzata al primo cittadino la Coaliton asserisce di avere avuto l’adesione di cinquanta tra i maggiori gruppi di italoamericani e religiosi il cui scopo è dimostrare l’unità comune nell’intenzione di lasciare intatta la statua del Genovese, là dove si trova al centro del maggiore snodo di Manhattan, così come per la salvaguardia della tradizionale columbus Day Parade.
Gli animi si sono scaldati quando al microfono il sindaco è stato definito “falso, che non conosce i suoi valori”, che con il suo silenzio su Parata e statua oscura quell’orgoglio che ama sventolare quando ricorda le sue origini italiane.
La Coalition ha ricordato a de Blasio che stando ad un sondaggio effettuato del Marist Institute for Public Opionion, la maggior parte dei newyorkesi è favorevole al mantenimento del Columbus Day.
“Sosteniamo decisamente la designazione di un Indigenous Peoples’ Day, ma non a rimpaizzare il Columbus Day” fa osservare a de Blasio la Coalition.
“Gli italoamericani sono uniti in questa controversia, non hanno bisogno di una commissione per valutare Cristoforo Colombo, cosa ha fatto o la sua statua” ha sbottato Angelo Vivolo, presidente della Columbus Citizens Foundation che organizza la tradizionale parata da 73 anni.
Nel suo intervento Vivolo ha detto “non ci lasciamo emarginare. Questo è l’inizio di un nuovo futuro in cui diciotto milioni di italoamericani mostrano la propria unità nel preservare storia e cultura, oltre ad impegnarsi più attivamente in modo da far sentire la propria voce”.
Joseph Scelsa, direttore del Italian American Museum a Mulberry Street, ha spiegato che il rally è inteso a sottolineare al sindaco i valori e l’unità degli italonewyorkesi sulla statua dedicata a Cristoforo Colombo, come pure per esprimere sostegno al mantenimento della Columbus Parade.
“Il sindaco – ha affermato Scelsa - non avrebbe dovuto nominare una commissione, punto. Deve anche capire che Colombo rappresenta gli italiani d’America. Nessuno è perfetto, ma ha aperto al mondo l’emisfero ovest. Dopotutto la statua a Columbus Circle è stata donata dagli italiani”.
Scelsa ha raccontato che i visitatori del Museo provenienti un po’ da tutta l’America mostrano il proprio sostegno alla causa che le organizzazioni italoamericane stanno perorando per statua e parata a New York e taluni non riescono a comprendere tutto il polverone sollevato sull’Esploratore.
Colombo al macero a New York? Anche il ministro degli Esteri Angelino Alfano, nei giorni scorsi al Consolato Generale si è espresso sull’argomento.
“Noi continuiamo a considerare Cristoforo Colombo patrimonio dell’umanità intera, simbolo profetico – ha aggiunto Alfano – di globalizzazione che arrivò dopo, ma che lui ebbe il coraggio di dimostrare che poteva già esistere un mondo globale”.
Intanto proseguono le udienze pubbliche della Commissione voluta da de Blasio per esaminare i monumenti “symbols of hate” sul suolo cittadino.
Martedì 21 è in calendario a Brooklyn, a Manhattan il giorno seguente, nel Bronx il 27 e il 28 a Staten Island, dopodiché il dossier passerà nelle mani del sindaco il 7 dicembre prossimo.
“Non credo sia giusto abbattere la statua di Colombo, dove mettiamo la storia, è stato un esploratore e parliamo di sei secoli fa” ha commentato Maria sventolando la bandiera tricolore.
Le fa eco Rita, aggiungendo “la statua è stata voluta e pagata da noi italiani e rappresenta il lavoro che abbiamo fatto per far diventare l’America quella che è”.
Se allarghiamo la discussione su Colombo su scala nazionale, allora cosa vogliamo fare con il District of Columbia, o delle 54 tra municipalità e contee che si contano da costa a costa che portano il nome del Grande Navigatore, così come uno dei maggiori fiumi d’America e che dire della Columbia University, o addirittura della marcia “Hail, Columbia” che precede nel cerimoniale l’ingresso del vice presidente degli Stati Uniti, solo per fare alcuni esempi.
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