Quando il presepe è arte e speranza. Incontriamo il Mago delle Moschelle
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Natale, Napoli, presepe. Ci sono cose che vanno a braccetto e la tradizione del presepe napoletano è tanto antica quanto immancabile. Dal 14 Dicembre al 18 Gennaio, all'Istituto Italiano di Cultura, grazie al cardinale di Napoli Crescenzio Sepe arriva a New York una mostra sull' arte dei presepi partenopei. "38 pezzi presepiali di cui 34 sono opere di singoli maestri artigiani riuniti nella storica AIAP- Associazione Italiana Amici del Presepe", ci dice la curatrice Filomena Maria Sardella. Tra questi Luciano Testa, da 25 anni Maestro Artigiano del Presepe.
Luciano ha frequentato la scuola d'arte ed incuriosito da amici che modellavano ha iniziato a realizzare le sue prime figurine. Mani grandi per un artigiano che crea statuine di creta fragili e minute, eppure lui è conosciuto a Napoli come il Mago delle Moschelle, nome datogli da Roberto De Simone.
Luciano ci spiega come da quando, a fine '800 le case dei popolani Napoletani avevano spazi esigui, si sentì l'esigenza di creare figurine più piccole per presepi dalle dimensioni ridotte.
Parla dei suoi pastori da 5cm, fino ad 1cm, con la passione di un uomo che ama profondamente ciò che fa. “Fare le statuine grandi è piu' semplice, siamo in pochi a modellare il piccolo, gli altri usano gli stampi”, ci dice fiero. E tra coloro che hanno i suoi pastori nomi illustri come quelli del Presidente Scalfaro, Luca De Filippo, e Roberto De Simone.
“Per realizzare un pastore si inizia dalla testa, e man mano si scende a fare il corpo”, continua Luciano, “poi si modellano le gambe, le braccia, ed in base a quello che esce dal viso si aggiungono le vesti. 'Pettole' per la giacca se è un maschio, se è femmina la gonna con il grembiule”.
Luciano lavora da solo ma parla sempre al plurale, riferendosi all'AIAP- Associazione Italiana Amici del Presepe, l'organizzazione che raggruppa gli appassionati del Presepio di tutta Italia e che tra le sue tante attività, autofinanziate, si occupa d'organizzare corsi per i detenuti del Carcere di Poggioreale, e della Casa Circondariale di Secondigliano, e per giovani delle aree difficili del capoluogo campano.
“Abbiamo salvato alcune anime”, ci dice Luciano, “qualcuno ha anche aperto bottega a San Gregorio Armeno”. La trasmissione dell'arte presepiale può essere un'opportunità concreta di reinserimento nel mondo del lavoro per i giovani di Napoli.
Ed è questo uno dei motivi per cui il Cardinale Sepe ha fortemente voluto la mostra a New York. “E' un evento speciale perché contiene un potente messaggio di speranza” ci conferma la curatrice della Mostra Filomena Maria Sardella. I pezzi esposti infatti sono realizzati da artigiani contemporanei. In fondo “il presepe è un nuovo che si basa sulla tradizione, un nuovo che può, per esempio, creare forza lavoro oggi” aggiunge.
Inoltre “il Cardinale Sepe sostiene questa manifestazione”, sottolinea Giuseppe Reale, Direttore del Museo ARCI, “perché in una città in una terra che è malata di individualismo e di frammentazione il presepe, come attività corale, può aiutare la ricostruzione”. Ed in questa chiave di lettura il presepe diventa opportunità per costruire vita sociale e tradizioni di famiglia.
"La messa in scena del quotidiano diventa anche fantasiosa", conclude la curatrice, "gli artigiani del presepe si adoperano annualmente a forgiare nuove figurine, ritraendo in chiave ironica personaggi d'attualità".
Dal 14 Dicembre al 18 Gennaio la Mostra Nativity in the World- From Naples to New York è aperta al pubblico. A rendere ancor più speciale l'evento che apre sarà la presenza dei due Maestri Artigiani del Presepe, Luciano Testa e Gino Baia, che durante la giornata inaugurativa, alle 1830, daranno dimostrazione del loro talento.
Infine, lo stesso Cardinale Sepe farà visita all'Istituto di Cultura per chiudere la mostra durante il suo viaggio a New York nel mese di gennaio.
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