Un parco per Joe

Umberto Lucentini (October 18, 2009)
Intitolato a Petrosino uno parco pubblico, tra i presenti all'inaugurazione il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso

Ai confini di Little Italy, a New York, un parco pubblico da oggi è intitolato a Joe Petrosino, il poliziotto italo-americano ucciso dalla mafia a Palermo, in piazza Marina, nel 1909. Un evento importante non solo per la comunità di italo-americani a New York ma per tutta la città che ricorda il piccolo poliziotto alto 5.33 ft (un metro e mezzo o poco più) che agli inizi del Novecento arrestò e fece condannare centinaia di affiliati alla “mano nera”, il clan di mafiosi nati in Italia e cresciuti tra Brooklyn e Manhattan.

L’intitolazione del parco a Joe Petrosino ha visto tra i presenti il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, invitato a New York dall’Associazione Nazionale Famiglie Emigrati Sicilia (ANFE) e dal Consolato Italiano per una serie di conferenze e incontri con un tema  di stretta attualità: le mafie italiane, i rapporti tra boss italiani e Usa, le nuove frontiere del crimine: “Il ricordo di Petrosino, che qui è vivissimo, è la prova dell’importanza della reale e concreta collaborazione tra forze di polizia” dice il il First Deputy Police Commissioner George Grasso, attorniato da poliziotti del NYPD in divisa.

Dell’importanza di un parco pubblico nel cuore della Downtown di New York, dove vivono E HANNO VISSUTO migliaia di italo-americani, intitolato a un “poliziotto che rappresenta la parte migliore del nostro popolo” parla il console Francesco Maria Talò, che annuncia l’apertura di una mostra dedicata a Petrosino proprio nei giorni in cui si celebra negli USA il Columbus Day, la festa nazionale che ricorda la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo. “L’evento di oggi è la dimostrazione di  come ogni giorno, qui negli USA, si può celebrare un Columbus Day” dice Talò, “perché le occasioni in cui si ricorda il legame tra l’Italia e l’America, ma anche le centinaia di concittadini che da questa parte del mondo si fanno avanti per il loro valore, la loro onestà, le loro capacità professionali, sono sempre tante. E parlare di un poliziotto cresciuto negli Usa e morto in Italia non fa che rimandarci ai tanti soldati, poliziotti, carabinieri italiani impegnati nelle diverse parti del mondo per difendere la pace e lottare il crimine o il terrorismo”. 

Con un gioco di parole, il console Talò parla dell’onore “di avere qui tra noi Pietro Grasso, procuratore nazionale antimafia, che qui nel parco Petrosino incontra George Grasso, al vertice della polizia di New York, un italo-americano che rappresenta la migliore parte della nostra storia”.

Giovanni Avanti, presidente della Provincia di Palermo, non può che ricordare la mostra dedicata al poliziotto tenuta in Sicilia e che ha un significato notevole aver esportato a New York: “E’ la prova che il collegamento tra italiani e americani impegnati contro la mafia possono fare molto nella ricerca dei nostri comuni ideali di legalità. La mafia ha frenato il nostro sviluppo, ha costituito un freno per tanti italiani onesti che qui e in Sicilia lavorano per migliorare le loro condizioni di vita”.

Alberi, cubi di porfidio come pavimentazione, fontane di acqua potabile e luci per la sera, il “Lt. Joseph Petrosino Square Park” è stato realizzato grazie a fondi del dipartimento Parchi della Città di New York e di un gruppo di finanziatori privati che abitano nella zona. I lavori prevedono una spesa di 2 milioni di dollari, a fine novembre ogni dettaglio sarà ultimato.

Nino Melito, discendenze di Padula, il paese in provincia di Salerno dove era nato Petrosino, è il bis-nipote di Joe. Il suo accento italo-americano la dice lunga sulla sua storia: “oggi vogliamo celebrare i valori delle nostre migliori generazioni. Quelle che credono nella legalità, nella giustizia, nella parte sana della nostra emigrazione”. Jospeh E. Petrosino, pure lui bis-nipote del poliziotto ucciso dalla “mano nera” a Palermo, racconta: “Sono orgoglioso di essere nipote di un grande poliziotto che è l’eredità migliore che l’Italia potesse lasciarci. Qui negli Usa ci sono poliziotti, vigili del fuoco, medici e cittadini comuni che onorano la migliore storia d’Italia”. Lui, che è un giudice, ne è certo.

(Pubblicato sul Giornale di Sicilia)

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