Il referendum del 12-13 giugno 2011: quattro quesiti per il futuro degli italiani

Tiziana Maggio (May 18, 2011)
A meno di un mese è ancora scarsa l'informazione sui quattro importanti quesiti referendari a cui gli italiani in Italia ed anche all'estero saranno tenuti a rispondere

Il 12 ed il 13 giugno 2011 gli italiani saranno chiamati ad esprimere la loro opinione, attraverso il referendum, su quattro importanti quesiti.

Il referendum è uno strumento importantissimo di espressione diretta della volontà popolare e in Italia fu utilizzato per la prima volta nel 1946 al termine della Seconda Guerra Mondiale. Gli italiani furono chiamati a decidere quale forma di governo darsi, scegliendo fra la repubblica o la monarchia. Dall’esito di questo voto nasceva la Repubblica Italiana.
 

Negli anni successivi al 1946, nella storia dell’Italia vi sono stati altri referendum altrettanto importanti, quali quello sul divorzio del 1974, dell’aborto nel 1981 o quello del 2005 che proponeva di modificare alcune importanti norme relative la procreazione medicalmente assistita. Tale referendum però non ha raggiunto il quorum, lasciando quindi la situazione normativa immutata.
 

Infatti una caratteristica fondamentale dei referendum è che il loro risultato e quindi la loro capacità di rendere concreto quanto scelto dai votanti è strettamente legato al cosiddetto ‘quorum’. Questa parola latina sta ad indicare il numero legale minimo di votanti che deve essere raggiunto con il referendum, che equivale al 50% più 1 dei cittadini italiani aventi diritto al voto, ossia circa 25.000.000 italiani. Se non si raggiunge questo numero e quindi il quorum, il voto a prescindere dal suo esito e l’intero referendum viene dichiarato nullo.
 

In effetti va detto che dal 1946 ad oggi sono stati organizzati 15 referendum, ma di questi solo otto hanno raggiunto il quorum, mentre i restanti sono stati dichiarati nulli proprio perché non era stato raggiunto il numero legale minimo di votanti .
 

Quindi per ogni referendum il pericolo del mancato raggiungimento del quorum è ogni volta piuttosto consistente.

Ma vediamo cosa riguarderanno i quattro quesiti di quest’anno. Va ricordato che sono chiamati a votare anche tutti gli italiani all’estero con modalità pubblicizzate a parte anche su i-italy  e sul sito del Consolato Generale d'Italia a New York.

Il primo ed il secondo quesito sono sullo stesso tema chiedono di abrogare, ossia di eliminare, le norme relative alla liberalizzazione della gestione dell’acqua pubblica e quindi la conseguente privatizzazione delle reti e dei servizi idrici (acquedotti, fognature, etc.).

Le implicazioni economiche, morali e gestionali di questi due quesiti sono evidenti. La possibilità di privatizzare o meno i servizi connessi alla gestione dell’acqua, bene pubblico ed universale, magari affidandoli a due o tre grandi multinazionali, se da un lato potrebbe migliorare e sanare alcune falle del sistema di distribuzione, dall’altro potrebbe anche essere intesa come una minaccia a quel principio democratico di distribuzione ed influire sui costi di gestione.

Il terzo quesito chiede l’eliminazione di alcune recenti norme che prevedono la costruzione di centrali nucleari per la produzione di energia nucleare. Infatti secondo quanto pianificato dal Governo italiano, a partire dal 2013 dovrebbero essere costruite ben quattro centrali nucleari sul territorio nazionale.

Questo tema risulta quanto mai attuale e sentito soprattutto dopo la gravissima crisi verificatasi proprio lo scorso marzo nella centrale elettronucleare giapponese Fukushima I, a seguito dei danni causati dai devastanti terremoti di Sendai e del Tōhoku e dal successivo tsunami.

Il quarto quesito chiede infine di abrogare la legge del 7 aprile 2010 sul ‘legittimo impedimento’ a comparire in udienza penale del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri, a fronte del loro ruolo, caratterizzato da importanti e continui impegni di governo ed obblighi istituzionali.

Ovviamente le questioni di moralità e di incostituzionalità della legge sono evidenti, visto che uno dei principali dogmi della giustizia italiana, presente anche a caratteri cubitali in ogni aula di tribunale di tutta la penisola italiana è che ‘La Legge è uguale per tutti’. Questo principio infatti si richiama all’articolo 3 della Costituzione della Repubblica italiana che dice:« Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».

Ma fra le personalità politiche ed istituzionali che potrebbero invocare tale legge, come è noto, vi è anche lo stesso Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che è al momento imputato in tre processi penali, ‘Mills’ per corruzione, ‘Mediaset’ per frode fiscale e ‘Mediatrade’ per appropriazione indebita e frode fiscale.

Ma se come abbiamo visto la rilevanza morale, politica ed ovviamente giuridica di questi quattro quesiti e del referendum stesso è innegabile, vi sono due elementi che forse potrebbero, a detta di molti, mettere a rischio il raggiungimento del quorum e quindi l’intero referendum in Italia: l’uno riguardante le date in cui si terrà il referendum e l’altro relativo alla comunicazione dello stesso.

Pur dovendo ovviamente considerare l’astensionismo come una possibile scelta legittima, ossia la libertà di ognuno di non recarsi ad esprimere il proprio voto o di voler coscientemente boicottare il raggiungimento del quorum, va detto che le date scelte per il referendum potrebbero influenzarne direttamente l’esito.

Infatti la decisione del Governo di non voler accorpare tale referendum alle elezioni amministrative che si sono tenute in numerosissimi comuni italiani a metà maggio, cosa che avrebbe permesso innegabili facilitazioni logistiche oltre che un risparmio di risorse economiche, ma di calendarizzarlo a metà giugno, potrebbe influire sul risultato del referendum.

Non è da escludere infatti che per quel weekend estivo molti italiani possano trovarsi fuori città per iniziare a godersi dei primi e piacevoli assaggi di vacanze estive, approfittando delle tariffe più economiche e dei primi caldi.

A questo poi si deve aggiungere anche il secondo aspetto e cioè quello della Comunicazione del referendum: manca ormai meno di un mese ma fino ad ora gli italiani ne sanno veramente poco sulle modalità e sul contenuto dei quattro quesiti.

La comunicazione istituzionale e prevista per legge del referendum sulle tre principali reti pubbliche della Rai doveva iniziare ad aprile ma è stata continuamente procrastinata perché la Commissione di Vigilanza Rai, della quale fanno parte gli esponenti politici di tutte le parti al governo, per ben sette volte in un mese ha dovuto rinviare la votazione per l’approvazione del regolamento riguardante l’equa informazione pubblica in merito.

Tale rinvio è stato causato dalla mancanza del numero legale della Commissione stessa dovuto all’assenza reiterata degli esponenti della maggioranza di governo (Partito della Libertà, Lega Nord ed Iniziativa responsabile).

Infine poi il 6 maggio il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha pubblicamente ricordato al presidente ed al direttore generale della Rai, Paolo Garimberti e Lorenza Lei, l’importanza di assicurare tempestivamente sulle reti pubbliche l’informazione sul Referendum.

Così la sera stessa di questo richiamo, la dirigenza Rai ha dichiarato il suo impegno a predisporre spazi televisivi di equa informazione in merito, anche se in base ai tempi tecnici ed istituzionali tali spazi saranno concretamente visibili dal 25 maggio in poi. Quindi sostanzialmente gli italiani potranno farsi un’idea su come votare solo 15 giorni prima del Referendum.

Nel frattempo però, quasi a compensare questo oscuramento sulle reti televisive pubbliche, sembra crescere e strutturarsi la mobilitazione della rete ed anche delle piazze, con una serie di siti web specifici, pagine facebook, di approfondimento e giornate di mobilitazione. Insomma nel sottobosco dell’informazione autogestita c’è fibrillazione e voglia di far sentire la propria voce, ma ovviamente non si può sapere se sarà sufficiente a coprire l’intero territorio nazionale e tutti i tipi di votanti.

Ora quindi bisognerà solo aspettare il conteggio delle schede per sapere se e come gli italiani, a fronte dell’importanza politica e morale dei quattro quesiti e della calendarizzazione e comunicazione del referendum stesso, decideranno di esprimersi.

Per Maggiori Informazioni:

Gazzetta Ufficiale

Costituzione italiana

Ministero dell'Interno
 



Lega nord

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