Enrico Bruschini: l’Italia è stupenda e basta
Il prossimo 9 Novembre, presso l’Istituto Italiano di Cultura di New York il professor Enrico Bruschini inaugurerà una serie di conferenze sul tema “ Il Contributo Culturale dell’Italia all’Umanità”, nell’ambito delle celebrazioni del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. Sebbene fosse impegnato nel mettere a punto gli ultimi dettagli prima della partenza per gli Stati Uniti, siamo riusciti a condividere col professor Bruschini una breve ma piacevole conversazione, ricca di aneddoti, ricordi di una vita dedicata all’arte e alla promozione dell’immagine positiva del nostro Paese nel mondo.
Una carriera prestigiosa che lo ha portato, nel 1984, alla nomina come Official Art Historian presso l’ambasciata americana a Roma, e in seguito come Fine Art Curator fino al 1998, anno in cui è andato in pensione. Nel 1989 l’ambasciata gli aveva dato anche l’incarico di Official Guide of Rome per accompagnare tutti gli ospiti illustri in visita dagli Stati Uniti nella Città Eterna, incarico grazie al quale ha potuto incontrare personaggi del calibro di Bill Clinton, George W. Bush e tanti Governatori e Membri del Congresso e del Senato americano. Con alcuni di questi si è instaurata nel tempo un’amicizia, come nel caso della famiglia Clinton. Sin dal primo incontro, infatti, Hillary e Bill Clinton sono rimasti colpiti dalla competenza del professor Bruschini, al punto di invitarlo per ben tre volte a visitare la Casa Bianca e lo Studio Ovale, rendendolo a tutt’oggi l’unico italiano che può vantare tale record.
Il primo incontro con i Clinton risale al 1994, in occasione del viaggio in Italia nel primo quadriennio di presidenza. “Lo staff di Bill Clinton aveva fissato una visita della durata di una ventina circa di minuti –ricorda il professor Bruschini-, certo davvero poco per un sito archeologico così importante. I venti minuti fissati volarono in un batter d’occhio e dopo un’ora e mezza c’era ancora tanto da mostrare al mio illustre ospite. Tuttavia, dato che gli incontri ufficiali con i vertici politici italiani incombevano, il presidente Clinton mi congedò a malincuore con la promessa che al più presto avremmo ripreso la visita del Foro Romano proprio dal punto in cui era stata interrotta. Una volta a Roma, anni dopo, ormai in veste di ex presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton volle che fossi ancora io ad accompagnare lui e la figlia Chelsea attraverso le meraviglie della Città Eterna. E, sorprendendomi non poco, giunti al Foro Romano, ricordò il punto esatto in cui, anni prima, la visita era stata interrotta e da lì riprendemmo il filo del discorso”.
Il professor Bruschini nota che nel tempo l’interesse e l’amore che gli americani hanno per l’Italia, per Roma e per l’arte siano immutati. “Gli americani in generale sono curiosi, e questa è una bellissima caratteristica. La curiosità –continua il professore- è la madre della scienza. In genere un americano si pone delle domande, cerca di capire il perché di quel che li circonda, cosa che non facciamo noi italiani, magari troppo abituati all’arte. Gli americani sono in grado di percepire dettagli che agli occhi di noi italiani spesso passano inosservati. Ad esempio, visitando la Cappella Sistina, ho avuto parecchi spunti di riflessioni inedite, da cui poi sono nati dei libri, proprio grazie alla curiosità di americani che accompagnavo in visita”. Ogni persona, famosa e non, resta colpita dall’incredibile patrimonio artistico, storico e culturale del Belpaese. “Caspar Weinberger, segretario alla difesa nella presidenza Reagan, mi ha chiesto l’idea dei romani sulla guerra ed io –ricorda il professore- gli ho citato la frase latina si vis pacem para bellum, cioè se vuoi la pace sii pronto alla guerra. Questa frase deve aver colpito particolarmente Weinberger dal momento che in seguito l’ha ricordata in occasione di incontri e conferenze. Anche questo piccolo aneddoto testimonia come i Romani abbiano lasciato qualcosa nel mondo!”
E a proposito del tema del contributo culturale dell’Italia all’umanità il professor Bruschini non può fare a meno di notare come l’Italia sia stata importantissima per quel che ha dato in passato con gli Etruschi, i Romani, il Rinascimento, il Barocco. “Al momento, però, -nota il professore- sono piuttosto scoraggiato per l’immagine dell’Italia nel mondo. Dal punto di vista culturale e, nello specifico, artisticamente parlando, è un momento un po’ triste, sono molto pessimista. Basti vedere Pompei com’è stata abbandonata, basti vedere i crolli che si ripetono nell’indifferenza generale. Vedo tanta disorganizzazione: ad esempio al Colosseo ci sono solo due biglietterie aperte e mille persone in fila: un’assurdità. C’è un disinteresse completo soprattutto per l’arte, e questo significa mancanza di cultura. Il turismo è la più potente industria italiana non inquinante e noi la trascuriamo completamente”.
Nonostante sia in pensione da alcuni anni, il professor Bruschini è attivissimo, accompagnando turisti attraverso Roma e le sue meraviglie e mantenendo i rapporti con i suoi tanti amici americani, andando spesso negli Stati Uniti. A proposito dei suoi viaggi oltreoceano dice: “Vado spesso in America proprio perché mi piace far parlare di cose italiane negli Stati Uniti. Gli americani adorano l’Italia e sono convinti che l’arte più bella sia in Italia, la cucina più buona sia in Italia, la generosità e la dolcezza degli italiani sia unica. C’è tanto amore, non solo da parte degli americani, ma anche degli italoamericani. Per questi ultimi quando un italiano va in America è come rivedere un pezzettino della loro Patria, il loro amore è indiscusso. E proprio per questo dovremmo trattare meglio tutti coloro che vengono in Italia, facendo trovare loro servizi efficienti, evitando loro ad esempio di perdere tanto tempo, spesso ore intere, in fila per visitare monumenti”. C’è una frase che al professor Bruschini proprio non va giù: “nonostante tutto l’Italia è stupenda”. Eppure in tanti la dicono parlando del Belpaese: “Perché? –si chiede il professore- Bisognerebbe dire l’Italia è stupenda e basta. È da anni che sento questa frase, non solo dagli ultimi tempi. È un qualcosa d’insopportabile”.
Tra i monumenti preferiti dagli americani c’è il Colosseo, ma riscuotono un notevole successo anche i Musei Vaticani, specie dopo la ripulitura della Cappella Sistina: “Anche lì, -nota il professore- all’ingresso ci sono pochi metal detector e di conseguenza grandi file da fare. È assurdo”. Poi ci sono, sempre a Roma, il Pantheon, il Foro Romano, la Galleria Borghese. Certo è che fare i turisti in Italia richiede davvero un grande amore…
Il tempo in compagnia del professor Bruschini è volato. Resta giusto il tempo per un’ultima riflessione sulla conferenza del 9 Novembre: “Anche questa volta le richieste sono state così tante da rendere necessario un cambio di sede per avere una sala più grande. Era già accaduto per la presentazione del mio libro In the Footsteps of Popes”. E, alla richiesta di cosa porterà con sé in valigia a New York risponde: “Come sempre porto con me lo spirito italiano, la bellezza italiana, l’arte italiana….”
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