Essere a Gerusalemme in questi giorni è anche essere protagonisti di un tempo che ancora non riesce a lasciarsi coinvolgere dal grido della vita, della pace, la stessa pace che il Risorto annuncia ai discepoli prigionieri nel cenacolo. Si avverte che basta un nonnulla per scatenare l’inferno. Non puoi non farti domande di senso quando partecipi alla memoria del popolo eletto, pregando a quel muro che racconta vestigia passate e ricorda il tempio distrutto mentre i giovani, ormai adulti per quella comunità, leggono la Thorà. Non puoi non farti provocare dall’altro muro, diverso da quello del pianto, ma comunque bagnato di lacrime, eretto per dividere il destino di due popoli.