Roma Independent Film Festival 2010. Spazio all’Indipendenza

Simona Zecchi (April 21, 2010)
La manifestazione cinematografica romana dal sapore internazionale è arrivata alla sua IX edizione. i-Italy è andata a curiosare...

Il Roma Independent Film Festival  ha raggiunto  la sua IX edizione e poiché il filo comune che ha seguito in quasi dieci anni di attività è quello dell’innovazione (oltre a quello dell’indipendenza che ne è ovviamente il leit motiv) anche quest’anno la manifestazione si è distinta per originalità.

Il Nuovo Cinema Aquila, un cinema dalla storia particolare perché sequestrato alla criminalità organizzata e dedicato a un protagonista e guida di battaglie per i diritti civili, Tom Benetollo, ha ospitato l’intera rassegna dal 9 al 16 aprile.  

Rassegna in cui hanno trovato spazio 16 lungometraggi, 44 documentari – italiani e stranieri -, oltre 70 corti e via filmando, per un totale di 150 opere in concorso provenienti da oltre 25 nazioni.

Ha dato avvio alla rassegna  il documentario di Beppe Grillo “Terra Reloaded”. Sono poi seguiti dei seminari ("Registi a 75 mm" e "Il machinima e la nascita di un genere") e diverse proiezioni nazionali e internazionali associate anche a nuove inziative, come il programma “Cine en Ruta” in collaborazione con l’Instituto Cervantes di Roma.  

Una manifestazione volta a promuovere le nuove tendenze in campo iberico. Quattro lungometraggi in anteprima italiana selezionati da esperti del settore spagnolo.

La novità dell’edizione 2010, in ogni caso, sta tutta nella presenza del premio RIFF-CURRENT, nato in collaborazione con il canale italiano del network fondato da Al Gore, Current TV. Il network innovativo che vuole investire su idee e persone nell’ambito del giornalismo investigativo e reportage, senza censure.

Tra i temi trattati dalle opere selezionate quest’anno: ambiente ed ecosistema, terrorismo, immigrazione. Il titolo selezionato per il premio è “On the road to Nahr Al Bared” di Sebastian Talavera (Spagna) e andrà in onda sul canale italiano di Sky.

Il RIFF trova il sostegno di diversi enti pubblici come l’Assessorato alle Politiche Culturali e della Comunicazione della Regione Lazio, il Comune di Roma e il Ministero per i  Beni e le Attività Culturali (nello specifico la Direzione Generale Cinema).

Ma le novità coinvolgono anche molti giovani professionisti nel campo dei lungometraggi. Tra tutti uno dei registi di lungometraggi selezionati per la rassegna, Matteo Barzini (pro-nipote di quel Luigi Barzini già noto negli Stati Uniti) in concorso con “Change” – I 40 giorni che hanno cambiato l’America” -.

Il lungometraggio del giovane regista, che ha fatto i suoi primi passi in America, racconta il viaggio pre-elettorale di Barack Obama dal punto di vista di un ragazzo italiano che ha vissuto tra l’Italia e l’America sin dall’adolescenza e ha visto susseguirsi le fasi più controverse e critiche con l’era Bush, fino all’inizio di una nuova stagione americana.   

Ad entrare con forza nella programmazione della manifestazione dunque, sono state le elezioni.  
E seppur con un effetto intiepidito dal tempo e dai fatti, ancora  riscuotono un certo interesse in tutta Europa più che nella sola nostra penisola.
A commentare il documentario “Change – I 40 giorni che hanno cambiato l’America” erano presenti diverse personalità addette ai lavori, quali Serafino Murri, critico cinematografico; il giornalista Guido Moltedo autore del libro “Obama, la rockstar della politica americana” nonché il Vice-presidente della Fondazione Italia-Usa Lapo Pistello.
Il cinema era talmente affollato da creare problemi all’entrata. Tutti erano desiderosi di assistere alla proiezione e un’aria elettrizzante permeava il teatro.

Tutto poi è filato liscio come l’olio, e lo scrosciare delle mani per quasi un minuto senza pause ha suggellato il successo del documentario che ha saputo dare un punto di vista un po' diverso delle elezioni americane e del loro svolgimento, così come descritte dalla stampa ed i media nazionali. Ha fatto eccezione, forse, solo “TV Talk” il programma trasmesso al mattino da  Rai 3 che ha dato ampio spazio all’umore e alla pancia della gente.  
 

Il viaggio di Matteo Barzini, nell’America prossima al cambiamento, è durato 40 giorni. Un periodo di tempo intenso passato tra i rally  di entrambe le fazioni, la democratica e la repubblicana.  

L’elemento distintivo di tutto il documentario è stata la partecipazione politica che ha suscitato
in entrambe le parti, l’ingresso alla candidatura del primo afro-americano, il senatore democratico Barack Obama, alla presidenza degli Stati Uniti.  
Il vento del cambiamento soffiava già da prima, quando l’amministrazione Bush aveva sfiancato l’elettorato americano e il richiamo alla paura cominciava a non funzionare più come deterrente dell’ uno contro tutti. Poi con la crisi economica, quel timido vento ha di colpo spazzato via  tutte le indecisioni in merito.  

La chiave di lettura dell’intero documentario è sicuramente personale perché caratterizzata dall’esperienza americana  di Matteo prima e dopo l’era Bush, tuttavia il regista (e protagonista insieme) ha saputo prescindere dal coinvolgimento emotivo e simpatetico, rubando immagini ed emozioni degli elettori di entrambe le fazioni, e svelando chiaramente le motivazioni dell’improvvisa passione politica che mancava ormai da tempo (con  forti punte di astensionismo) e che ha investito il popolo americano.
Come ha sottolineato a margine della manifestazione il critico cinematografico Serafino Murri “la freschezza di Barzini nell’approcciare al genere documentario, mi ha colpito sin dall’inizio quando ho voluto supportare la sua menzione speciale presso il 60esimo Festival di Venezia con “United we stand – Un Viaggio attraverso l’America durante i giorni della Guerra in Iraq..” e poi “questa dovrebbe essere la direzione e se non altro l’esempio per il  cinema e nella documentaristica italiana che da troppo tempo seguono determinati cliché, oltre ad esser sempre guidati, insieme a TV e media, da una mano sola”.
Il giovane produttore Lorenzo Ambrogio che ha creduto sin dall’inizio al progetto, ha invece dichiarato ai nostri microfoni:

“È stata tutta una sperimentazione italiana nello spirito nuovo che l’America ci aveva invitati ad annusare”.  E ancora, “Non potevamo non accogliere questo richiamo storico e non esserne travolti.  

Ci è costato molto in termini economici e di tempo ma è stato anche un lavoro collettivo con contatti ed aiuti dalle città osservate, come un lavoro virtuale ma concreto a raccontare le elezioni anche nelle parti meno ‘politically correct’.”

Matteo Barzini: “Sicuramente il pragmatismo e la meritocrazia americane mi hanno dato un’opportunità e una crescita maggiori che qualsiasi ragazzo italiano cresciuto unicamente in Italia abbia mai potuto ricevere. A 21 anni al mio ritorno nel BelPaese già effettuavo le prime esperienze nel mondo televisivo e nel 2004 il primo lungometraggio sull’America “United We Stand... con cui ho debuttato, ottenne la Menzione Speciale al New York Film Festival e venne poi selezionato alla 60esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

Certo mi sarei aspettato opportunità  maggiori in Italia dopo questi risultati, ma è stato grazie all’idea di creare poi una mia casa di produzione, la Feel Film, che finalmente ho potuto elaborare progetti che sentivo più vicini alla mia creatività. Ed è attraverso la Feel Film che “Change”, il lungometraggio prodotto insieme a Lorenzo Ambrogio nel 2009, è stato realizzato.”

Indipendenza, innovazione, ricerca e opportunità concetti e obiettivi che oggi in Italia sembrano non trovare sempre spazio. Tuttavia questa manifestazione dimostra ogni anno che tali concetti possono essere trasformati in effettive realtà.

Tra i protagonisti che hanno rilasciato alcuni commenti anche il direttore del Roma Independent Film Festival, Fabrizio Ferrari, e l’assessore uscente alla Cultura della regione Lazio, Giulia Rodano.   

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Fabrizio Ferrari: “Il progetto ha mosso i suoi primi passi circa 10 anni fa denominato RIFF. Un progetto appunto indipendente costato tanta passione, volontà e anche.. fortuna. Infatti, sin dall’inizio la nostra offerta ha investito nella qualità dei film presentati e questo ci ha ripagati con sostegni e contributi. Dopo i primi 3 anni di lavoro sul radicamento nel territorio che sempre consta di difficoltà e determinazione insieme, abbiamo visto via via il progetto assurgere ai livelli di oggi. Inoltre, cerchiamo sempre collaborazioni con equivalenti manifestazioni internazionali che non siano già caratterizzate da altre realtà italiane. Il Sundance americano, il Victoria in Canada, per citarne solo alcuni.  La partecipazione europea, oltre all’iniziativa “Cine en Ruta”, presta anche attenzione al cinema croato e ungherese come potrete verificare assistendo alle proiezioni.”

Giulia Rodano: “Abbiamo iniziato sin da subito, nella giunta uscente, a valorizzare gli aspetti culturali che caratterizzano la regione e il Paese tutto, in special modo con il cinema: finanziando film e progetti innovativi. Le prime leggi in questo senso sono del 2006. Ritengo sia molto importante oggi investire su questo settore: il mondo del cinema indipendente rappresenta gran parte dell’innovazione e della ricerca di questo paese ed è assolutamente necessario supportarlo. È un fenomeno legato strettamente al mondo dei giovani, con sempre meno alternative nel campo lavorativo, e che ha anche determinato parte dell’astenionismo di queste ultime elezioni, minacciando così i valori della democrazia.”
 

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