Giovanni Allevi al Carnegie Hall. Successo o Bufala?

Benny Profane (October 16, 2009)
Sfoglio qualche giorno fa il Corriere della Sera e nella pagina degli spettacoli trovo questa breve: Standing ovation per Giovanni Allevi. Applausi a non finire e una standing ovation per Giovanni Allevi a New York. Il pianista era in concerto venerdì alla Carnegie Hall. Un successo per il 40enne ascolano: «È il tempio della musica classica, mi sento in paradiso», ha commentato. L’ultima volta di Allevi a New York era stata al Blue Note nel 2006.

Mizzica! complimenti, è la mia prima reazione, non è mica da tutti sfondare nel tempio della musica newyorkese (uno dei templi, via....), bravo ad Allevi, il profeta della nuova musica secondo la sua stessa definizione che scatenò la reazione del maestro Ughi, ed avanti il prossimo (Battiato il 19 al Poisson Rouge).
 

Un momento, calma e gesso. Ragioniamo. Mica te la puoi cavare così. Insomma, ha avuto successo sì o no ? Ebbene, il vostro affezionato cronista non ne è così convinto, pur non avendo partecipato al concerto. E allora come fai a parlare? direte, stai zitto e rispetta l’arte di Allevi e smettila di seminare dubbi (di fare il cacadubbi, si diceva un tempo....). Beh io sarò un cacadubbi, ma leggete quello che ho da dirvi e poi ne riparliamo. 
 

Primo: "il Mozart de noantri" non ha suonato alla Carnegie Hall, o meglio, ha suonato alla CH, ma nella sala piccola da 600 posti, chiamata Zenkel Hall, non certo nella grande sala da concerto da 4200 posti a sedere in cui mesi fa vidi il grande Keith Jarrett (che manco a dirlo fece il sold out...). Insomma quella di Allevi (e del suo potente ed immaginifico ufficio stampa) non è tecnicamente una bugia, solo che detta come la mette il Corrierone risulta quantomeno fuorviante.

Anche perchè, e qui passo alla seconda considerazione, il potente press agent del riccioluto strimpellatore di vacue melodie non dice che per riempire quei 600 posti (non so se ci sia riuscito o meno) il suo potente management regalava biglietti a destra e manca nei giorni precedenti il concerto. Sarebbe interessante sapere quanti biglietti siano stati venduti, ma sicuramente (mi ci gioco lo scooter) non in numero sufficiente da coprire gli ingenti costi di affitto della sala (per non parlare del cachet e delle spese di viaggio, vitto ed alloggio).

 

Insomma, faccio questa lunga premessa per riflettere assieme a voi fedeli lettori sui meccanismi dell’informazione-spettacolo. Nel caso di Allevi è acclarato che in prima pagina questi ci va più per le sue roboanti e ridicole dichiarazioni sul suo status di novello Mozart che non per la sua musica, francamente soporifera e del tutto priva di spunti interessanti.

Ma non credete che sia profondamente triste ed ingiusto che le notizie sul primo quotidiano italiano, sia pur sotto forma di trafiletto nella sezione spettacoli, vengano pubblicate senza un minimo di controllo e soprattutto senza mettere leggermente in dubbio le boiate propinate dall’ufficio stampa del pianista con i capelli alla Branduardi ??? Permettetemi di concludere che c’è qualcosa di marcio in questo sistema dell’informazione che trascura colpevolmente eventi musicali e culturali ben più interessanti che vedono protagonisti artisti italiani a New York e per contro dà risalto in maniera completamente acritica alle farneticazioni di pennivendoli della notizia.
 

Sono troppo cattivo ?? dite, argomentate, intervenite.

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