Il libro di Roberto Saviano è stato pubblicato sinora in 47 Paesi del mondo e ha incontrato ovunque uno straordinario successo di pubblico e di critica: approdato negli Stati Uniti all'inizio del mese scorso per i tipi della Farrar Straus & Giroux (grazie all'abile mediazione linguistica di Virginia Jewiss) «Gomorrah» (in Usa c'è la "h" nel titolo) ha ricevuto recensioni particolarmente elogiative dallo stesso "Times" e da tutta la stampa americana. Uscito per Mondadori nel 2006, «Gomorra» ha venduto in Italia più di 900.000 copie e, continuamente ristampato, è tuttora in testa alle classifiche dei libri più venduti. Recentemente, inoltre, il TG1 ha assegnato a Saviano, per questo suo libro-inchiesta, anche il "Premio ‘Il libro dell'anno' 2007". Lo scrittore napoletano è risultato infatti il più votato nella prima edizione del sondaggio lanciato ai telespettatori attraverso il sito della rubrica libri condotta da Gianni Riotta.
Premi e riconoscimenti critici (e di pubblico) a parte, quali le ragioni di tanto successo e di tante attenzioni? Mai, prima d'ora, era stato pubblicato un sì terribile e meticoloso "J'accuse" contro le organizzazioni camorristiche. In questi giorni particolarmente turbolenti per la situazione igienica campana, vien fatto di andare a rileggersi il capitolo conclusivo con cui Saviano chiude questa sua discesa nell'Inferno Campania ove si dilaniano e si vanno a perdere molte delle risorse positive di cui Napoli e la sua regione sono tuttavia in grado di disporre.
In questa terra martoriata e segnata dalla prepotenza, dalla violenza e dall'uso della forza (anche contro donne e bambini) sembra di assistere impotenti ad uno sfaldamento della persona e delle cose, grazie anche alla connivenza politica-malavita che attanaglia risorse e spinge alla fuga come se questa fosse salvezza e benedizione.
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