Cristiana Pegoraro: "Chi ama la musica, vive per sempre"

Vincenzo Marra (November 04, 2010)
Sarà la star della serata annuale di ILICA CE' (Italian Language Inter-Cultural Alliance Cultural Event) numero 6

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E’ un pomeriggio svogliato d’estate, uno di quei pomeriggi che solo chi conosce Roma sa apprezzare. Siamo verso la fine di Agosto e nell’ufficio di ILICA a Roma, tra una Piazza Campo dei Fiori annoiata e una sempre vanitosa Piazza Navona, arriva una ventata d’aria fresca. E’ Cristiana Pegoraro, splendida quarantenne ternana che si muove con l’agilità di una farfalla. Sarà lei la star della serata annuale di ILICA CE' (Italian Language Inter-Cultural Alliance Cultural Event) numero 6. Ovvero sarà la sua arte, così rappresentativa di una cultura musicale sempre viva.

Cristiana è tra le migliori concertiste di piano al mondo. Approfitteremo della sua presenza negli USA, dove ha in programma una serie concerti, per averla tutta per noi la sera del 10 Novembre.

Ma chi è Cristiana Pegoraro?

“Nasco a Terni e, ancora bambina all’asilo, comincio le mie prime lezioni di pianoforte. Siamo alla metà degli anni ’70 e da quel momento non ho mai smesso di suonare finchè la mia passione è diventata il mio lavoro”.

Da dove viene questa passione? 

“Sono sicura che è un regalo dal DNA di mio nonno che suonava, autodidatta, il violino e il pianoforte. E poi i miei genitori, un avvocato e una dirigente d’azienda che mi hanno sempre assecondato e incoraggiato nonostante stessi scegliendo una strada così diversa dai loro schemi”.

Chi devi ringraziare per essere oggi Cristiana Pegoraro? Dopotutto tu hai fatto di più che imparare a suonare il pianoforte! 

“Allora, ho incontrato la mia prima maestra di musica a 5 anni. Amavo suonare il piano e la mia insegnante consigliava ai miei genitori di incoraggiarmi in quella che aveva riconosciuto come una passione non comune.

Ho avuto professori austriaci, tedeschi, Iialiani ma se devo ricordare un nome nella mia vita professionale, il mio pensiero va alla mia ultima insegnante russa, Nina Svetlanova.

Dio da a tutti noi talenti differenti e speciali poi, attraverso sacrifici e lavoro serio, il talento diventa eccellenza e arte sostenuti da una seria passione.

Senza passione è difficile lavorare perchè la passione è la chiave per lavorare in allegria. Quando suono mi sento viva, realizzata, completa e mi diverto. Mi divertivo quando facevo il conservatorio come quando a 16 anni partii per studiare a Vienna.

Lì ero sempre la più piccola e tutti suonavano meglio di me. Cercare di migliorarmi era un gioco perchè sapevo che potevo fare sempre meglio. E poi di nuovo a scuola a Salisburgo, Berlino, New York sempre con la stessa grinta. Il talento non basta: nella vita bisogna avere carattere e perseveranza percheè solo con queste qualità si vince davanti ai tanti no e a tutte le porte che sembrano chiudersi quando credi di saper finalmente saper fare qualcosa”…

Ma oggi incontri le stesse difficoltà?

“Lasciami finire perchè stavo proprio per dire questo. Oggi bisogna lottare ancora di più perchè la concorrenza è di alta qualità e si può solo vincere dimostrando di essere più bravi. Per questo la scelta di vivere con l’arte è una scelta di passione perchè se non suono per più di una settimana ( e negli ultimi 20 anni sarà capitato un paio di volte!) mi sembra di avere le dita legate e i miei riflessi più lenti. Suonare è come esercitarsi per le Olimpiadi, se non ti alleni tutti i giorni è meglio che cambi mestiere”.

E come si diventa compositori? 
“Se alludi alle mie 40 composizioni (Tre CD: Ithaka, La mia Umbria e Musical Journeyn.d.r), debbo dirti che comporre è solo ispirazione. Una mattina mi sono svegliata e ho pensato: ‘Adesso voglio provare a scrivere un pezzo!’ E poi due, tre, quattro fin quando non diventa un modo per esprimerti, per farti compagnia per continuare a stare col tuo pubblico che ti vuole bene e al quale devi la vita….. A proposito, il pubblico mi ha sempre dimostrato di gradire quando suono le mie romanze. Vedi, io non vado a paragonarmi a Chopin ovvero a Mozart ma quando suono le loro opere immortali, io posso solo interpretare quello che le loro grandi menti avevano concepito. Quando suono la mia musica, io so perchè ho armonizzato quelle note e so cosa voglio comunicare a chi mi ascolta…. Spero solo che tra 200 anni qualcuno ancora ascolteraàquello che scrivo oggi!”.

Io ho ascoltato Ithaka e altri brani che hai composto ma ciò che più mi entusiasma è la tua interpretazione di Astor Piazzolla.

“Io amo la musica Cubana e Sud Americana in genere e credo che Astor Piazzolla

rappresenti il classico compositore moderno che, riscrivendo il Tango Nuevo, non pensava di sconvolgere la tradizione ultracentenaria del Tango . La sua intuizione mi ha affascinato e siccome Piazzolla ha scritto solo note per il bandoneon, mi sono chiesta come poteva essere trasferita una nota lunga, tipica del bandoneon, sul pianoforte che è uno strumento a percussione e non ha suoni che possano essere sostenuti nel tempo. Sono stata la prima al mondo che ha inventato una combinazione tra pedale e tocco speciale dei tasti per poter suonare Piazzolla sul pianoforte. Le critiche internazionali mi hanno incoraggiato, il pubblico trova queste esecuzioni divertenti se poi anche tu mi dice di gradirle allora cercheremo di suonare Piazzolla anche ad ILICA CE*”.

Lo considererò un regalo personale mentre vorrei sapere, tra tutti i mercati emergenti, se esistono Paesi dove i tuoi concerti vengono seguiti meglio che in altri.

 “La musica è un linguaggio universale e la capacità e la competenza per ascoltarla è strettamente legata al rapporto emotivo. Certo che laddove esiste una cultura del concerto, esistono esperienze che caratterizzano il pubblico. Per esempio, la vecchia Europa dell’Austria, della Germania con Ungheria e tutti i Paesi dell’ex USSR rappresentano ancora il bacino ideale per un pubblico competente che partecipa all’emozione dell’artista. Comunque questo non preclude l’interesse in Paesi fino a ieri fuori dai circuiti tradizionali. Parlo oltre che dei Paesi Asiatici con Giappone, Korea e Cina, addirittura dei Paesi Arabi dove parlando col pubblico, cosa che io faccio regolarmente ai miei concerti per spiegare le idée che si nascondono dietro ogni pezzo, si può generare un interesse nuovo e genuino. Siamo noi a dover rendere la musica più comprensibile ed è per questo che nei miei concerti, io parlo col pubblico e spiego loro cosa vado a suonare e perchè. Quindi ben venga la diffusione della musica in piu’ Paesi possible. Dopotutto la musica è sempre esistita e l’evoluzione Europea ci ha insegnato che nessuno ne ha mai potuto tenere il monopolio”.

Il 10 Novembre a New York ILICA celebrerà il sesto evento Interculturale. Ci saranno persone di ogni nazionalità anche se il 70% saranno di origine italiana. Fa differenza per te sapere di suonare davanti ad un pubblico amico?

“Io spero di non offendere nessuno se sottolineo che il pubblico è sempre mio amico a prescindere dalla nazionalità. La musica è una lingua universale che parla a tutti. Il mio orgoglio per essere nata in Italia mi deve sempre spingere a fare del mio meglio. Questo perchè chi si avvicina a noi Italiani possa arricchirsi mentre noi, attingendo da loro, possiamo a nostra volta diventare più ricchi. I miei insegnati sono stati italiani, tedeschi austriaci e russi mentre nelle classi dividevo le mie esperienze con asiatici, arabi, africani e membri di tutte le comunità umane di questo pianeta. L’essere umano è in sintonia con la musica e nella musica trova la sua massima espressione di comunicazione. Si suonano strumenti quando veniamo al mondo, si suonano quando ci sposiamo e ci accompagnano nell’ultimo viaggio. Chi ama la musica vive per sempre.”
 

More info on http://www.ilicait.org/

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