Convegno di studi. Nuove generazioni italoamericane
Chi sono gli italoamericani di terza generazione? Come si muovono dentro il tessuto sociale e culturale americano? Quanti di loro hanno raggiunto un buon livello culturale e professionale? Cinque professori universitari (Donna Chirico, York College CUNY, Vincenzo Milione, Pierre Tribaudi, Joseph Sciorra del John D. Calandra Institute, Donald Tricarico del Queensborough Community College) hanno presentato i loro studi nel corso di una conferenza organizzata dal Calandra Italian American Institute dal titolo “Contemporary Italian-American Youth” tenutasi recentemente al Queens College.
Il primo studio presentato, “Trascendent Imagination and the Struggle for Educational Attainment Among Italian-American Women”, della Chirico, parte dal concetto di immaginazione trascendentale, fattore determinante per lo sviluppo di un individuo. Secondo lo studio esistono una serie di impedimenti che ostacolano l’utilizzo di questo tipo di immaginazione. Nel caso delle donne italo americane, Chirico riscontra che in passato si siano trovate di fronte a degli ostacoli, quali ad esempio le immagini convenzionali create dalla comunità etnica di appartenenza e dalla chiesa cattolica che hanno rallentato o addirittura impedito l’utilizzo dell’immaginazione trascendentale. Lo studio riconosce il fatto che le donne abbiano comunque compiuto passi da gigante in questi ultimi decenni, rispetto agli uomini; tuttavia se si paragona il tasso del livello di istruzione con quello degli altri gruppi etnici provenienti dall’Europa e che emigrarono alla fine del diciottesimo secolo-inizi diciannovesimo secolo, è evidente una netta discrepanza: le donne italoamericane non hanno fatto gli stessi progressi delle donne appartenenti ad altri gruppi etnici. (secondo i dati della American Community Survey del 2005, la percentuale di italiane che hanno una laurea è di 30,3% rispetto a quelle delle austriache 42%, e le donne inglesi 51%, cinesi 48,6%) .
Lo studio di Milione, “Italian American Educational Achievements in the 21st Century and the Impact of Negative Stereotypes”, conferma in parte quello sostenuto nella tesi della Chirico cioè che negli ultimi trent’anni gli italoamericani hanno raggiunto notevoli successi in ambito formativo: la percentuale di italoamericani senza un diploma liceale è diminuita drasticamente (circa del 70%) e negli ultimi quindici anni è raddoppiata quella di coloro che detengono una Master degree. Esistono tuttavia, secondo Milione, diversi casi di italoamericani a New York che non riescono a completare gli studi (1 su 10 è a rischio). Senza avere una formazione che li permetta di entrare nel mondo del lavoro e avere successo, questi giovani vengono facilmente influenzati dagli stereotipi propinati molto spesso dai media. I dati del censimento e quelli della NYC Board of Education indicano che nel periodo dal 1999 al 2003, anni in cui è stata trasmessa in Tv la serie “I Soprano”, la percentuale di studenti che hanno abbandonato il liceo è tornata a crescere dopo un decremento avvenuto negli anni novanta. Milione sostiene insomma che esiste una relazione direttamente proporzionale tra la diffusione nei media di stereotipi italoamericani (vedi il film “Il Padrino”, “I Soprano”, I video games con i personaggi della serie, ecc…) e la percentuale di adolescenti che abbandonano presto gli studi.
Lo studio di Pierre Tribaudi e Nancy Ziehler, “Stress Patterns in Adolescents: a Multicultural Perspective” è invece un’analisi su quanto incida lo stress e la paura negli adolescenti italoamericani rispetto a quelli di altre nazionalità. Sono stati presi come riferimento gli studenti dei licei di Bensonhurst e di altri a Brooklyn, maschi e femmine di diverse etnie e, attraverso dei questionari si è arrivati ad elaborare dei risultati in termini di livelli di stress e ansia. Ne è emerso che gli italo americani, uomini e donne insieme, hanno i punteggi più alti rispetto alle altre etnie. Lo studio considera diverse forme di stress: “Perceived stress”, “Actual stress” e “Symptomatology”. Nella prima categoria i dati rivelano alte percentuali di stress percepito nel caso degli italoamericani (vengono subito dopo quelle delle donne delle altre etnie), nella terza categoria gli italoamericani raggiungono un 58%, mentre i cinesi americani hanno la percentuale più bassa, un 36%. I fattori che diventano motivo di tensione per gli americani di origini italiane sono legati a questi quesiti: “Avrò successo nella vita?”, “Mi bocceranno, ce la farò a finire il college?”, “Come sarà il mio futuro?”, “Paura contrarre un virus tipo l’Hiv”.
I dati presentati sono stati accompagnati da un dibattito in cui è potuto intervenire anche il pubblico, tra cui diversi educatori e insegnanti ma purtroppo pochissimi studenti italoamericani. Sebbene sia difficile incasellare in una categoria le nuove generazioni di giovani con origini italiane, rimangono degli aspetti sempre veri come ad esempio il fatto che molti di loro una volta che fanno un’esperienza di studio o lavoro in Italia, si accorgono di quante differenze esistano tra il loro mondo italoamericano e l’attuale società italiana.
Infine lo studio di Joseph Sciorra, “The Mediascape of Hip Wop: Translocal Migrations of North American Italian Rap” è una ricerca ancora in una fase preliminare che esamina le canzoni, i video, le immagini digitali, i siti web e le interviste di circa 47 rapper contemporanei americani e canadesi, che si identificano come italiani. Le loro rappate sono ricche di riferimenti a personaggi italoamericani entrati nella cultura cinematografica (vedi De Niro, o Al Capone, Tony Soprano, Al Pacino) come pure di ricordi legati alle tradizioni famigliari e al cibo italiano. E cita il rap JoJo Pellegrino, originario di Staten Island che nelle sue canzoni ironizza su tanti stereotipi legati al mondo Mafioso e italoamericano in generale. “Tra il loro ambiente musicale e quello dei rapper italiani”, sostiene Sciorra, “si stanno verificando degli scambi di idee molto interessanti e questo grazie anche a Internet che permette di comunicare e conoscersi, sebbene ci sia la distanza di mezzo”. “Questi rapper”, continua Sciorra, “riescono ad utilizzare e assorbire tutto quello che riguarda il mondo italoamericano con un approccio completamente nuovo”.
Pubblicato su Oggi7 del 4 novembre 2007
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