Vision of wine

Alessandra Grandi (February 08, 2010)
Torna anche quest’anno al Cipriani 42 di New York la manifestazione di Luca Maroni dedicata ai sensi che scoprono il vino. In questa edizione la percezione sensoriale si arricchisce delle opere d’arte degli artisti italiani di “Officina Materica”

Sens of Wine è il miglior nome che Luca Maroni potesse dare alla sua creatura, una manifestazione internazionale dedicata alla promozione della cultura vinicola. Perché non si tratta semplicemente di una fiera del vino, ma di un percorso gustativo e sensoriale attorno ad un prodotto che non va semplicemente consumato, il vino va scoperto, capito, sentito.

L’edizione 2010 della manifestazione si è nuovamente tenuta nella suggestiva e imponente cornice del Cipriani 42 di New York. Sono stati chiamati a raccolta centinaia di persone che nel corso della giornata di giovedì 04 Febbraio si sono lasciate sedurre dai tantissimi vini italiani, dall’ottimo cibo italiano (quello vero) al buffet di Cipriani e per la prima volta dalle potenti opere artistiche che hanno permesso di vedere il vino da una prospettiva inedita.
 

Dopo il fortunato incontro romano dello scorso novembre tra Sens of Wine e Officina Materica, Luca Maroni ha coinvolto Fabrizio Di Nardo e Piero Orlando anche nell’edizione newyorchese.

Abbiamo fatto due chiacchiere con gli artisti, che per la prima volta scoprono e si fanno scoprire da New York. Il loro entusiasmo è coinvolgente e il pubblico che partecipa all’evento è attratto e incuriosito dalla loro arte innovativa. Così come accade per il vino, anche queste opere richiedono un’esperienza sensoriale completa, vanno vissute col corpo. Capita di rado di poter toccare un quadro, in questo caso sono gli artisti stessi che chiedono a chi osserva da lontano di usare le mani insieme agli occhi.

Le loro sono opere d’arte materiche, realizzate sul legno, con l’utilizzo della sabbia e dei colori. I quadri emergono, si strutturano, si animano, e cambiano con il cambiare della luce, della prospettiva, forse persino con lo stato d’animo di chi le fruisce.

 
È un’arte sperimentale che non ha un nome e che fino ad ora sembra essere una ricerca esclusiva dei due artisti romani. L’avventura artistica comune di Fabrizio e Piero nasce all’incirca due anni fa davanti ad un quadro su legno realizzato dal padre di Piero negli anni 70. In un momento i due amici hanno capito cosa avrebbero voluto realizzare e non si sono più fermati.

Ci raccontano come nasce un loro quadro. L’inizio è ancestrale, tutto comincia con un primo gesto primitivo, “maschio” e aggressivo: spaccare la lastra di legno.

Muniti di scalpello strappano via i primi strati di legno e fanno uscire l’idea che è nascosta lì dentro.

Piero ha un approccio diverso da Fabrizio, più riflessivo. Spesso comincia con un’idea precisa, anche se il più delle volte quell’idea si trasforma in corso d’opera e l’arte diventa ciò che vuole diventare. Gli artisti sono gli esecutori di un’idea che in qualche modo prescinde dalla volontà e dalla consapevolezza.

Segue una fase più dolce, di limatura, dove si utilizza la sabbia ed il colore e penetra nel quadro un sentimento di quiete ed equilibrio. I due stati d’animo, quello aggressivo e quello più docile, s’incontrano e si bilanciano.

 
La loro Officina Materica è il luogo dello sfogo, della creazione e della scoperta dei sensi.Esattamente come la forma muta, rispetto ad un’idea originaria, nel momento in cui accade, allo stesso modo muta nella visione di chi osserva. Sono opere astratte che si lasciano interpretare e che colpiscono l’immaginazione primitiva e sensibile di chi le osserva e vive. Sono opere che conservano dei segreti, i segreti di chi ha inventato e di chi legge tra le venature scheggiate del legno le proprie esperienze emotive.

In occasione di Sens of Wine i quadri accompagnano e arricchiscono il viaggio di chi riconosce una combinazione di colori ed emozioni tra ciò che gusta e ciò che osserva.

È come guardare ed effettivamente vedere ciò che si sta assaporando.

Pablo Neruda aveva nel suo studio di Isla Negra una scrivania costituita essenzialmente da un pezzo di legno trovato sulla spiaggia. Diceva che era un dono dell’Oceano.

Osservo questi quadri, che una volta erano lastre mute di legno intrecciato, e vedo lo sguardo e la sensibilità degli uomini capaci di dare nuovo senso ai doni della natura.

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