Un tuffo nel Mediterraneo a Manhattan

Alessandra Grandi (December 25, 2009)
Il violino e la voce di Mauro Pagani, la chitarra di Marco Cappelli, il contrabasso di Josh Myers e le percussioni di John Hadfield per un concerto veramente speciale all'Istituto Italiano di Cultura di New York

New York, 16 dicembre. Prendete uno dei musicisti più apprezzati e amati  italiani, affiancategli un chitarrista napoletano di grande talento trapiantato a New York e non dimenticate di coinvolgere la sinuosa musicalità delle percussioni e del contrabasso. Riuniteli in una sala dell’Istituto Italiano di Cultura di New York a Park Avenue e aspetatte che la musica cominci e vi travolga.  

 

Il violino e la voce di Mauro Pagani, la chitarra di Marco Cappelli, il  contrabasso di Josh Myers e le percussioni di John Hadfield, ci hanno trasportato in un mondo che nel mondo non c’è.  Suoni, melodie e tradizioni folk mediterranee, dalla Grecia ai Balcani, da De André a Napoli, dai paesi baschi al nord Africa, sono arrivate a New York per incontrarsi in una terra di mezzo in cui sperimentare la passione per la musica e la voglia di trasmettere suggestioni lontane in una chiave inedita e affascinante.

Improvvisazione e ricerca sono state le linee che hanno permesso, a Pagani e
Cappelli, di tracciare una mappa del Sud da seguire seduti sulle nostre sedie.  
La storia personale di Mauro Pagani lo vede protagonista della scena musicale italiana come produttore, musicista –  lo ricordiamo negli anni 70 componente della celebre Premiata Forneria Marconi – e collaboratore di importanti artisti, primo fra tutti Fabrizio De André, ma anche Ornella Vanoni, Roberto Vecchioni, Gianna Nannini, Ligabue, Morgan e molti altri. Da qualche mese è una familiare presenza anche nella scena newyorchese.  Nella musica e nella chitarra di Marco Cappelli trova un ideale connubio di esperienza e sperimentazione. 
Il concerto ha dato spazio ad un tributo speciale a De André, cantato con inevitabile trasporto in genovese.  Insieme a lui Pagani due composenel 1984 l’acclamato  Creuza de mä.

 

Altri brani tracciano invece un percorso inedito della narrativa musicale, attraverso un arrangiamento blues della tradizione mediterranea.
Ruolo importante in questa prospettiva lo assumono le percussioni e il contrabasso, che riescono ad aggiungere allo stesso tempo la ritmica etnica e la morbidezza del blues. 

Mauro Pagani ci ha aiutato, con brevi interludi, ad entrare nella poetica e nella

storia delle canzoni che lui e Marco Cappelli hanno scelto di proporre. Soprattutto per quanto riguarda le storie nascoste nel dialetto di De André, sempre così intense e cariche di passione cruda. Storie di marinai, di donne e di fame di vita.  
Ascoltando la musica sembrava di vedere i brani nascere lentamente, accendersi nel loro crescere, come se danzassero a piedi nudi sulla sabbia, e con dolcezza terminare, restituiti all’acqua dalle note quieti della notte.

Questo a Manhattan, nella magia di una musica speciale, in un locale pieno di ospiti che ha lasciato in piedi anche diverse persone.

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