L’uomo Plasmon attraversa l’Adriatico in pattino da solo
L’uomo Plasmon torna ad attraversare l’Adriatico, ma questa volta da solo, seguito a distanza dal regista Simone Del Grosso che sta completando la realizzazione di un documentario sulla vita di questo personaggio: fama, soldi, poi affari con la prostituzione, droga, mafia e lavori forzati in Egitto, coprendo anche paesi come la Germania, la Svizzera ed il Messico.
L’uomo Plasmon é il 64enne Fioravante Palestini in arte “Gabriellino” che, nel 1963, venne
scoperto nella sua nativa Giulianova (Te) da un pubblicitario come uomo immagine dei biscotti Plasmon. Molti ricordano la sua mitica martellata che chiudeva la pubblicitá Plasmon nei Caroselli.
L’anno scorso, durante i preparativi per la traversata in pattino da Vodice in Croazia a Giulianova in Abruzzo, Gabriellino tornó alla ribalta con un approfondimento su Vanity Fair, un servizio su Gente, e programmi televisivi come Matrix.
Nel 2008 aveva un aiuto rematore che, peró, fu colpito da mal di mare al largo della costa croata e cosí Gabriellino dovette fare da solo nonostante un tendine rotto.
Quest’anno, invece, il 7 agosto partirá da solo da Sibenik in Croazia –– e dopo circa 40 ore arriverá al porto di Giulianova –– dedicando la traversata alla memoria del giudice ucciso dalla mafia, Giovanni Falcone che aveva creduto in quell’ingenuo ragazzo di mare.
Questa sará la seconda traversata dell’Adriatico in pattino per Gabriellino. Altre traversate avevano avuto luogo a Giulianova negli anni scorsi, ma durante le prime due, nel 1984 e 1985, Gabriellino era rinchiuso nel carcere duro di Abu Zaabal, a 40 chilometri dal Cairo, in Egitto, per una faccenda di droga.
La vita di Gabriellino inizió nel mare di Giulianova dove venne ingaggiato dalla Plasmon, a cui fecero seguito spot televisivi per la brillantina Linetti e per i biscotti Mellin.
Conoscevo Gabriellino da quando era ragazzo, ed immaginare quel forzuto giovane di un metro e novanta sempre sorridente e pronto con umiltá ad aiutare tutti, diventare un criminale mi é quasi impossibile. Eppure a verificare l’alta posizione gerarchica in cui era arrivato in seno alla cosca mafiosa palermitana di Gaspare Mutolo, fu addirittura il giudice del pool antimafia Giovanni Falcone, le cui interrogazioni vennero poi riprodotte nel libro del magistrato e politico Giuseppe Ayala, I miei anni con Falcone e Borsellino, edito dalla Mondadori.
Ad avviare alla criminalitá il giovane ingenuo e non scolarizzato Gabriellino é la Germania, paese in cui emigra e dove il suo fisico aitante lo porta ad essere assunto come guardia del corpo di un miliardario israeliano, poi ad entrare nel mondo dei night club, delle bische clandestine e della prostituzione. Da lí a passare al mondo della droga il percorso é breve: viaggi a Singapore e in Tailandia per procurare forniture di eroina per conto della Mafia, con una di queste viene arrestato a bordo di una barca a Suez. Stranamente il comandante della nave ed i membri dell’equipaggio, tutti greci, vengono rilasciati, nonostante avessero a bordo 250 chili di eroina e 25 di morfina. Gabriellino, unico italiano a bordo, viene arrestato dalle autoritá egiziane che, prima gli infliggono la pena di morte,e poi la commutano a 25 anni di lavori forzati che, alla fine, diventano 20 per buona condotta. Proprio mentre veniva arrestato nasceva Natasha, sua unica figlia da una donna tedesca, che poi andó ad abitare in Messico.
A capire che Gabriellino non aveva la stoffa del criminale é per primo il giudice Falcone che lo voleva estradato in Italia, ma gli egiziani rifiutarono. In seguito, quando chiesi ad alcuni dirigenti della Tv egiziana di mia conoscenza se potessero occuparsi del “caso Palestini” (chiamato “Il faraone dell’eroina” dalla stampa locale), anche loro, una volta conosciuto, ne parlarono in termini positivi.
Gabriellino era e rimane un semplice giuliese, innamorato di una cittá che non lo ha mai completamente accettato. Oggi, con questa nuova traversata, Gabriellino torna nel suo mare (elemento sacro a Giulianova) per farsi perdonare dai suoi concittadini. Verso la societá in generale si sente riscattato, visto che ha passato 20 anni rinchiuso in un carcere: prima in isolamento, poi in una piccola cella assieme ad altri 15 detenuti, molti dei quali fondamentalisti islamici coinvolti col terrorismo e che gli insegnarono a parlare l’arabo.
Se a Mosé il mare serví per fuggire dagli egiziani, a Gabriellino il mare serve per ritrovare la sua Giulianova dopo la penitenza egiziana.
Ad aiutare il “Gigante Buono” a farsi perdonare é la stampa internazionale e tra questa anche il regista del documentario, La vera storia dell’uomo Plasmon, Simone Del Grosso, e l’autore di un fumetto su di lui, Albert Pepe.
Del Grosso, anche lui di Giulianova, ha terminato quasi tutte le riprese principali nei vari paesi. Ora rimangono alcune importanti testimonianze a Roma, poi la conclusione della traversata. Il documentario di 52 minuti sará pronto per la fine del 2009.
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