Due giorni sulle orme di Vinicio Capossela
Signore e signori, ladies and gentelmen, madames et messieurs… ecco a voi Vinicio Capossela!
Un maestro di cerimonie del tutto particolare, il mago Christopher Magic Wonder, lo presenta al pubblico nella tournée che porta Vinicio Capossela on the American road. “Da Solo” è il nome di questo tour molto poco solitario. Sette musicisti in scena, più il mago. Anzi, sei musicisti, un mago e Vinicio Capossela, che da solo fa per otto. Eclettico e divertito si muove sulla scena cambiando strumenti, atmosfera e cappelli. Instancabile e coinvolgente.
Però andiamo con ordine. Il nostro incontro con il cantautore italiano (uno dei più amati da pubblico, critica e illustri colleghi) comincia giovedì 04 marzo, da Kesté, pizzeria napoletana su Bleecker Street, una location insolita per l’intervista che Capossela rilascia alla redazione questa volta quasi esclusivamente al femminile di i-italy.
Tra pizze, vino e qualche avventore incuriosito, prende forma un’affascinante video intervista in cui il cantautore ci racconta cos’è per lui l’America, chi lo ha ispirato, quali storie, uomini e continenti lo hanno messo in viaggio, che rapporto ha con la musica underground e con la cultura italo-americana e cosa resta del sogno americano.
Nella video intervista il cantante/attore/scrittore … risponde generosamente alle nostre domande e mostra il suo lato analitico e profondo. Emerge il ritratto di un uomo saggio, che si sofferma sui pensieri e scende alla ricerca delle parole giuste da pronunciare, che possano esprimere il suo articolato mondo interiore.
Ma che Vinicio Capossela sia un poeta questa è cosa nota ai suoi fan, sia a quelli più recenti che ai sostenitori che lo seguono dagli esordi del 1990, con All’una e trentacinque circa, che gli fece conquistare il premio Tenco per il miglior album d’esordio. Sono poi seguiti Modì (1991), Camera a Sud (1994), Il ballo di San Vito (1996), Liveinvolvo (1998), Canzoni a manovella (2000), L’indispensabile (2003), Ovunque proteggi (2006), Niente sotto il sole (2006), Da Solo (2008) e The Story-Faced Man (2010).
E Capossela è un artista che non si ferma solo davanti allo spartito, si lascia conquistare (e conquista) anche con la letteratura, il teatro, la radio, il cinema. Attraverso le diverse forme della narrazione trasporta il pubblico in un viaggio spesso surreale, immaginifico e qualche volta perduto.
Continuiamo a seguire le sue orme newyorchesi il giovedì pomeriggio, quando presenta all’Istituto Italiano di Cultura il documentario La Faccia della Terra, diretto da Gianfranco Firriolo. Un road movie di 50 minuti girato lungo il viaggio che ha portato il cantante alla ricerca di paesaggi, parole e musica da far vivere nell’album. Un progetto che presto verrà pubblicato in Italia da Feltrinelli, corredato da un piccolo libro.
…“Le storie amano muoversi sulle rotaie, come gli addii che portano lontano”…
Capossela è un cantastorie. Non ama definirsi viaggiatore, zingaro, emigrante, ha bisogno di riti e radici per costruire i suoi giorni. Ma credo possa accettare di venir chiamato “cercatore”. Cerca suoni, nomi, sensi, storie, volti, suggestioni e miracoli invisibili da tradurre in poesia da condividere.
Nel documentario racconta gli strumenti come fossero i personaggi di una fiaba. Canta le sue canzoni e offre il suo sguardo.
Ritorna come una promessa la sua fascinazione per il circo, i side show di provincia. Quegli spettacoli da quattro soldi che mettono in vendita e inscenano il bisogno di meraviglia e la paura per l’ignoto.
Con occhio curioso spia dietro le quinte di un side show di Austin e ripetutamente osserva quelle mostruosità esposte come fenomeni da baraccone. I “freak”, come anche nelle fotografie di Diane Arbus, ci costringono a guardare da vicino le nostre mostruosità nascoste. Il proscenio espone quei difetti, quelle distorsioni, che facciamo di tutto per nascondere, ma che non riusciamo a smettere di fissare se qualcun altro le illumina per noi.
La Faccia della Terra è un percorso fisico ed emotivo attraverso gli inverni dell’animo, gli spettri del palcoscenico e i silenzi dell’America che esce dalle grandi città. Un’America sconfinata e desolata, che si popola di delusioni e silenzi. Ed è in quelle terre che Capossela trova le parole per Da Solo.
Parole che vorresti fermare e rileggere quando scorrono veloci nel film. Le bevi senza sosta, ma vorresti gustarle.
Dopo la proiezione il pubblico, accorso numeroso, pone le sue domande al cantautore e al regista del film.
Un ragazzo chiede a Capossela come si è sentito accolto dagli americani nel Texas che racconta nel film (benissimo, risponde). Qualcun altro vuole sapere che legame abbia con la poetica pirandelliana delle maschere. “Non mi sono ispirato a Pirandello” risponde lui “Mi ha ispirato il side show di Austin, in Texas, e andare dietro le quinte di quella miseria, vedere che l’America è un teatro vuoto. Incontrare la gente che non prepara ciò che decide di raccontare, perché non c’è fiction in questo film, abbiamo raccolto quello che accadeva e poi gli abbiamo dato un senso.”
Al termine della breve conversazione con la platea newyorchese, Capossela ci regala qualche canzone al pianoforte, assecondando amabilmente anche le richieste dei suoi fan. Una giornata perfetta, Il Paradiso dei calzini, Che cos’è l’amor, Dove siamo rimasti a terra Nutless, Ovunque proteggi….
Su queste note il mago Magic Wonder entra in scena e ci sorprende con i suoi numeri di prestigio. Così si chiude anche l’appuntamento con Vinicio Capossela presso l’Istituto Italiano di Cultura.
Ultima tappa del nostro viaggio dietro il viaggio di Capossela a New York è il primo concerto di questo tour, venerdì 05 marzo a Le Poissson Rouge. Seguiranno le date canadesi, da Montreal a Toronto, e di nuovo gli Stati Uniti, Chicago (10 marzo), San Francisco (12 marzo) e Los Angeles (13 marzo).
Le due date newyorchesi erano sold out. Il locale è pieno, di italiani ma non solo. Il nome di Vincio Capossela infatti comincia a risuonare anche nella cultura musicale statunitense.
Magic Wonder introduce la star e lo spettacolo ha inizio. Brani di una carriera densa e in costante crescita commuovono e muovono la platea.
Ci sono i fantasmi sul palcoscenico, che suonano e cantano dietro la voce del cantante.
Ci sono maschere, poesie e numeri di prestigio.
Ci sono le canzoni vecchie e nuove. Qualche titolo: Una giornata perfetta, Il Paradiso dei calzini, Che cos’è l’amor, Dove siamo rimasti a terra Nutless, Lettere di soldati, Marajà, Brucia Troia, Dalla parte di Spessotto, Il gigante e il mago, Il ballo di San Vito, L’uomo Vivo.
Le emozioni si alternano, da un inizio romantico e un po’ malinconico al finale esplosivo, che vede tutti in piedi a danzare e gioire. Perché alla fine gli italiani sono fatti così, devo alzarsi, partecipare, festeggiare e vivere la musica. E noi italiani abbiamo un cantante/poeta/scrittore che legge e scrive la vita con gioia, partecipazione e malinconia. Signore e signori, Vinicio Capossela.
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