Ho avuto la fortuna di intervistarla già per la televisione a New York, tre anni fa. Era a ridosso di un concerto insieme a Zucchero al Madison Square Garden. Lei si è raccontata come artista, ma soprattutto come donna. Ricordo che rimasi colpita dalla sua generosità, semplicità e soprattutto dall’impatto che era riuscita ad avere su chi non la conosceva e l’ascoltava. Fiorella Mannoia è prima di tutto una donna molto schietta ed umana, questo non sfugge a nessuno.
Appena saputo del suo nuovo concerto, previsto per fine di febbraio, non potevo - sperando poi di riprendere la conversazione anche davanti ad una telecamera - che chiamarla. E nel corso della telefonata, anche se a grande distanza mentre lei si trova in Brasile, mi accorgo quasi subito di farlo da donna a donna.
La giornalista scompare, Fiorella riesce ancora a trasportarmi in una dimensione di grande confidenza. Ma non c’è da meravigliarsi. E’ proprio nel suo tono schietto, rassicurante e confidenziale uno dei segreti del suo successo. Soprattutto con le donne che la seguono da anni. La sua voce accompagna le loro vite. In particolare una canzone "Quello che le donne non dicono", scritta da Enrico Ruggeri, che lei interpreta magistralmente, diventata quasi un inno da cantare insieme.
Quindi parleremo di America, di musica, ma anche delle inquietudini che attraversano questi giorni, del Sud, di Pino Daniele, delle donne di tutte le età, dei giovani e la musica, dei nostri sogni, di #Metoo…
C’è grande sintonia fin dall’inizio, quando le chiedo cosa rappresenta per lei l’America, la sua risposta è la stessa che io darei….
“La musica, il cinema e tutto quello che ha a che fare con lo spettacolo, che poi è diventato il nostro punto di riferimento. Poi gli anni 70 e tutti i movimenti di quel periodo. La letteratura americana che mi ha accompagnato, con Jack Kerouac, John Fante, Steinbeck ….. L’America per me significa questa roba qui, i film, i libri e le canzoni che hanno fatto parte della mia formazione…”
La riporto nel suo Paese. Di cosa si sente orgogliosa come italiana? E sempre come italiana cosa la mette a disagio?
“Io mi sento orgogliosa soprattutto quando giro tutta l’Italia, quest’anno ho fatto cento concerti in tutte le cittá immaginabili. Mi sento orgogliosa ogni qualvolta in una cittá mi guardo intorno e ho la percezione di stare nel paese piu bello del mondo.
In questa linguetta di terra abbiamo la piu grande concentrazione d’arte di tutto il pianeta. Abbiamo una ricchezza paesaggistica che va dalle Alpi all’Africa quasi. Mi guardo intorno e dico Quanta Storia! Quanta storia abbiamo attorno, alla quale noi non facciamo neanche caso. Viviamo in una delle terre piu belle del mondo e questo ogni volta mi fa sentire orgogliosa.
Invece non mi sento orgogliosa quando non capisco come facciano a non far vivere il nostro Paese di turismo con tutte le bellezze che abbiamo. Questo mi fa davvero arrabbiare. Il fatto che non curino nostri patrimoni artistici, il fatto che si deturpino le spiagge, il fatto che costruiscano dove non si deve, il fatto che trivellino davanti a dei posti incantati. Cerchiamo petrolio in mare, quando il nostro petrolio sono le nostre isole. Abbiamo alcune delle isole piu belle del mondo e non riusciamo a valorizzarle.
Mi addolora che non si investa come si deve sulla cultura, che non si investa sull’arte, che non si investa sulla scuola.”
Il Sud, anche in Italia, vive una dimensione di grande fragilità. Tu hai il meridione del mondo nel cuore. Hai fatto un disco stupendo che si chiama ‘Sud’. Ha poi portato avanti diverse campagne sui diritti umani, ed in particolare quelli delle donne.
“Vero. Il mio istitinto mi porta al SUD. Non che non mi piaccia il Nord, ma amo il Sud. Per questo ho fatto anche un disco in cui ho cercato di avvalermi della collaborazione di tanti musicisti, Africani, Sud Americani.”
Il temine Sud si affianca facilmente alla parola emigrante. Anche questo è un tema che ha seguito con grande intensità….
“Nel concerto di New York, canterò ‘In Viaggio’, una canzone che ho scritto appunto per tutti quelli che vanno via dal proprio paese, con tutte le raccomandazioni che una madre avrebbe fatto alla propria figlia.”
Lasciare il proprio Paese, la propria terra ma anche i propri cari, e’ un vissuto che attraversa trasversalmente il mondo. Un’esperienza che ha una dimensione umana e personale, non solo socio-politica. Fiorella lo racconta.
“Io non ho mai avuto figlio però non penso sia necessario essere madre per sentirsi madre, quello è un istinto che abbiamo tutte. Ed immagino perfettamente cosa vuol per una madre lasciar andare un figlio lontano in un Paese sconosciuto.”
Sei l’interprete italiana più vicina e amata dalle donne, come donna oltre che cantante. Qualsiasi sia l’eta’ di chi ti ascolta. Forse perchè hai sempre un modo di vedere giovane. Quale è il tuo segreto?
‘Partiamo dal presupposto che io non credo nella vecchiaia. La vecchiaia non esiste, è solo uno stato mentale. Il corpo invecchia, ma con quello ci devi fare i conti, le ossa cominciano a non essere elastiche come prima, la forza non è piu quella di una volta, ma la testa non puó invecchiare.
La testa invecchia se tu ti senti vecchio, se non ti senti piu parte di questa realtá, se non sei piu curioso, se non hai piu voglia di giocare o di metterti in gioco. La vecchiaia è un'invenzione.
E spesso le donne si sentono vecchie prima del tempo. A 40 anni giá pensano di non essere più belle come una volta, pensano che ormai stanno appendendo il cappello al chiodo. Non è vero, è tutta una bugia!! C’è sempre una stagione e ogni stagione è meravigliosa, anche quella piu avanzata come la mia. “
'Come si cambia' di Maurizio Piccoli e Renato Pareti. E' titolo di un'altra tua canzone famosa. Le donne sentono nell’arco della loro vita sulla loro pelle cosa significhi cambiare. Ci sono fasi delicate. Come si fa a cambiare rimanendo sempre se stesse? E’ facile oggi vedere trasformazioni di donne che diventano irriconoscibili...
‘Io in aprile avró 64 anni e non me li sento, nella mia testa me ne sento 30, 20 o anche meno! Bisogna accettare il tempo che passa e non ricorrere a certi trucchi estetici grotteschi. C’è un modo per rimanere in forma ecc. Ma non bisogna cambiare I connotati.
E da dove viene tanta vitalità?
Quando mi appassiono alla realtà che mi circonda, anche se mi arrabbio, mi sento viva. L’eta la sento solo quando non riesco piu a fare un movimento che prima riuscivo a fare, ma questo è normale.
Parliamo di #Metoo. Da un lato Oprah Winfrey ai Golden Globe, dall'altra un gruppo di donne francesi guidate da l'attrice Catherine Deneuve. Cosa ne pensi?
Penso che la veritá sia nel mezzo come sempre. Credo che questa denuncia è stata rivoluzionaria e tutte le rivoluzioni si tirano dietro come un’onda qualsiasi cosa di bello e di brutto. Io penso che bisogna combattere l’abuso di potere e tralasciare le stupidaggini. Se dobbiamo elencare tutte le volte che qualcuno maldestramente ha cercato di provarci ognuna di noi scriverebbe un libro.
L’abuso di potere va sempre denunciato.
La violenza è violenza, lo stupro è stupro. Se ci sono stati abusi di potere per estorcere, quelli vanno denunciati sicuramente. Non bisogna fare confusione pero’.
Non dimentichiamo che ci sono tante donne che non fanno le attrici, che subiscono discriminazioni di cui ancora la cultura maschile è intrisa.
“Vero tutte queste donne che hanno denunciato sono donne che hanno possibilità economiche, ma le realtà più difficili sono quelle sommerse nelle fabbriche, negli uffici con donne costrette a sopportare le avances sgangherate dei loro datori di lavoro o peggio.
Se ci sono stati abusi di potere per estorcere, quelli vanno denunciati subito.”
Parliamo della maternità. Per tornare alla musica. Hai prima ricordato di (In viaggio) dove ti rivolgi a un’ipotetica figlia. Parliamo di donne che non hanno potuto avere figli. Come me, come te. Questo vuol dire che non abbiamo lo stesso la possibilità di esternare il nostro senso materno nella nostra vita?
“Noi siamo tutte mamme. Io quando introduco questa canzone ‘Il viaggio’ durante il concerto, lo dico sempre. Questa canzone mi ha dato tante soddisfazioni. L’ho scritta mentre aspettavo di incidere Sud, dopo i racconti che i musicisti africani mi hanno fatto.
Ho domandato sempre loro delle loro madri, dove stavano, quanto tempo dopo avevano saputo che i loro figli erano arrivati vivi. E per quelli deceduti come erano state avvertite le madri. Cosa deve provare una madre quando vede un figlio andar via...
Ho preso carta e penna e mi sono messa a scrivere….
Non so come ho fatto, ma mi sono arrivate tante e-mail di tante mamme e genitori che mi dicevano “grazie” perchè sono le parole che avrei tanto potuto dire a mia figlia e non ho avuto nè il coraggio nè trovato le parole giuste per dirlo.
Ed è curioso che queste parole siano state scritte da una donna che figli non ha avuti. Ma io penso che non sia necessario essere madri di fatto, per sentirsi madri, perche sta nella natura, noi siamo nate madri.
Hai lavorato con grandi autori come Enrico Ruggeri, Ivano Fossati, Ron, Cocciante, Piero Fabrizi, Daniele Silvestri, Avion Travel e Gian Maria Testa … Quanto è importante sentirsi vicina a chi scrive un testo?
Essere interprete è un po come essere traduttore, è una grande responsabilità ’. Immagina Pavese quando ha tradotto Moby Dick in italiano, che responsabilità si è preso. Quando ti impadronisci di parole degli altri, te ne assumi una bella responsabilità . Il traduttore deve tradire il meno possibile, e anche l’interprete. Tu ti prendi delle parole le fai tue, le studi, le capisci, le interpreti, e poi con la tua voce cerchi di dare un valore aggiunto e cerchi sempre di non fare danni. E questo ho fatto io in tutti questi anni.”
E poi hai scritto tu stessa. Cosa ha significato per te. Quanto è diverso...
“Scrivere, invece, è un’altra cosa. Cantare le tue parole è completamente un’altra cosa, perche le parole non le devi interpretare, tu le conosci, sai perche hai scritto quella parola, cosa voleva dire, e cosa ti ha spinto a scrivere quella frase. Cantare le proprie parole è tutta un’altra cosa.
Mi piace scrivere ma spero di mantenermi lucida per avere sempre quel senso critico per valutare quello che scrivo, nello stesso modo in cuii giudico quello degli altri.”
Quanto pensi che la musica possa aiutare questo mondo?
“La musica è sempre stato lo specchio della realtá che ci ha circondato. Le canzoni vivono della contemporaneitá del momento storico ma cosi’ come il cinema, la letteratura etc. Noi non dobbiamo mai avere la pretesa di cambiare il mondo con le nostre canzoni , guai, solo accarezzare l’idea ti fa avere questa presunzione.
Io non penso di cambiare niente, io penso che tanti si possano riconoscere in quello che dico come se fosse un sentire collettivo. Spero almeno che quello che canto sia condiviso, e possiamo sentirci meno soli perche quella determinata canzone o quel determinato cantante mi rappresenta.
Questa è la missione della musica, non c’è pretesa di cambiare nulla, non abbiamo mai cambiato nulla la veritá è questa.”
Cosa ti fa più male di questo mondo?
“Mi fa male questa scarsa attenzione per la cultura, per la scuola. Questa distruzione della scuola, questa distruzione del corpo insegnante…non so cosa ci sia dietro ma mi fa paura. Questo considerare la cultura una roba da vecchi, che non serve piu; il linguaggio si è affievolito, nelle canzoni non ci sono piu metafore. C’è peró una fascia di giovani che ne ha voglia. “
Cosa possono aspettarsi giovani cantanti dalla musica? Credi ci sia ancora spazio per i più autentici e bravi come te.
“Noi abbiamo fatto un percorso che a loro è stato precluso. Anche per quelli che escono dai talent. Non hanno quel percorso che abbiamo fatto noi, con cui ci siamo costruiti, aumentando credibilità, mattone su mattone. Loro non l’hanno avuto. Loro escono da li’ e si ritrovano in PalaSport.
Allora, se sono bravi e continuano a lavorare su loro stessi, senza aver paura di non vendere il disco, senza aver paura di fare quello che devono fare: soprattutto leggere. Ecco perchè io tengo alla cultura.
Io non ero cosi nel 1981, io sono cresciuta. Cantavo le stesse canzoni, canzoncine che cantavano loro, ma poi sono cresciuta e ho iniziato a conoscere persone intorno a me, piu colte di me, che ne sapevano di piu’. Ho cercano piano piano di sentirmi alla pari, non sentirmi da meno. Quando parlavano di uno scrittore che non conoscevo io correvo di corsa a comprare il libro.”
Sei stata vicina molto vicina a Pino Daniele, un mito per molti giovani. E’ emozionante sentire come lo canti. Cosa ti manca. Cosa pensi abbia dato alla musica.
“E’ stato un grande amico, abbiamo fatto una bellissima tournee con De Gregori e Ron. Io e Pino abbiamo avuto un bellissimo rapporto, ci volevamo bene a vicenda. Pino era Napoli. La sua storia ed il suo presente. La sua vita era per la musica. Mi ha insegnato a cantare in napoletano, mi correggeva quando sbagliavo e ci facevamo tante risate. E’ stato un grande musicista che ho ascoltato e ascoltato e ascoltato per anni, prima di conoscerlo. Che ho studiato prima di conoscere. E’ stata una grande perdita. Canto le sue canzoni, per renderlo immortale.”
Pino era molto legato a New York. Amava questa citta’. Ne trovava anche punti in comune con Napoli. Tu cosa ami di New York?
“New York è meravigliosa, architettonicamente è una citta meravigliosa, moderna, costruita con un impatto urbanistico straordinario. Ogni volta che vengo è sempre eccitante. New York, con tutta la sua arte, ha fatto parte del nostro immaginario. Girarla è come vivere nei telefilm che guardavamo e nei film che amavamo.”
La obbligo a scegliere un posto tra i tanti che ama a New York. Non è facile per lei.
Mi risponde: “High Line, vecchia ferrovia’.”
Le chiedo se ha fiducia nel futuro:
“Anche se c’è in questo momento un appiattimento globale, siamo in attesa di un Risorgimento che ci sará, ci deve essere. “
"È una regola che vale in tutto l'universo
Chi non lotta per qualcosa ha già comunque perso
E anche se la paura fa tremare
Non ho mai smesso di lottare"
Sono alcune righe di 'Combattente' è il singolo e poi il titolo al suo album e quindi alla tournée. Andate a leggere il testo prima di ascoltarlo. Vi troverete l'energia e l'amore che scaturisce da Fiorella Mannoia. Ogni strofa invita a non arrendersi, a risorgere, a combattere. Il testo lo ha scritto Federica Abbate e sembra aver letto dentro Fiorella.
Lo scorso anno è stato straordinario per lei. Dopo il secondo posto al Festival di Sanremo, il successo dell’album Combattente, il ruolo nel film “7 minuti” di Michele Placido, la tournee in Italia e all’estero in luoghi come il Bataclan di Parigi, il Den Atelier di Lussemburgo, La Madeleine di Bruxelles e la Union Chapel di Londra, fino al suo debutto televisivo come in show televisivo condotto sol solo da lie intitolato "Uno, due, tre... Fiorella!".“
E fra qualche settimana il 23 febbraio Fiorella sarà al The Town Hall. Non ci anticipa cosa canterà esattamente. Inutile insistere. Noi siamo certi che sarà un altro dei suoi concerti con il cuore. Sarà per gli italiani di New York , che certo saranno in maggioranza ad ascoltarla, ma anche per quegli americani che rimarranno sicuramente affascinati dalla sua voce, dal suo incredibile modo dare energia attraverso la musica che interpreta.
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"“Combattente”" di Fiorella Mannoia
Friday, February 23, 2018 • 8:00pm
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