We Are the Thousand

Monica Straniero (October 25, 2020)
1000 musicisti provenienti da tutta Italia si ritrovano a Cesena per suonare “Learn to Fly” dei Foo Fighters con l'obiettivo di convincere Dave Grohl a fare un concerto in città. Il video della performance diventa virale nel giro di poche ore (oggi conta oltre 54 milioni di visualizzazioni, e il team Rockin'1000 realizza il proprio sogno: i Foo Fighters decidono di venire suonare a Cesena! In realtà questo è solo l'inizio dell'avventura dei 1000, che sono a tutti gli effetti la rock band più grande del mondo e che continuano ad esibirsi in formazioni sempre più numerose. We are the Thousand – l’incredibile storia di Rockin’1000, presentata alla Festa del Cinema di Roma, racconta un sogno che si trasforma in realtà .

Da un'idea originale di Fabio Zaffagnini, realizzata con i fondatori Claudia Spadoni, Martina Pieri, Mariagrazia Canu, “Cisko” Ridolfi e Anita Rivaroli, oggi Rockin’1000 è una società che porta avanti progetti internazionali, riceve inviti, premi e proposte di collaborazione in tutto il mondo.

Abbiamo intervistato Fabio Zaffagnini e Anita Rivaroli

Ci raccontate la genesi del progetto

Fabio: L’idea è nata dal desiderio di fare qualcosa di folle senza particolari finalità se non quella di ottenere un risultato che inizialmente sembrava impossibile. Per convincere i Foo Fighters a suonare in un palazzetto minuscolo della nostra città (Cesena ndr), abbiamo realizzato un video di una performance “unica” che li omaggiasse.  Da una goliardata è nato un progetto che ha cambiato la vita a tantissime persone.

Anita: Quando Fabio mi ha proposto di occuparmi di tutta la parte audiovisiva dell’operazione, sono rimasta sorpresa ma ho subito avuto la sensazione che quella follia sarebbe comunque stata una grande storia da raccontare. Eravamo un gruppo ristretto di amici e all’inizio avevo solo il mio iPhone con cui documentare. Attraverso una call abbiamo selezionato i mille che hanno realizzato qualcosa di unico e speciale, suonare tutti insieme la cover di “Learn To Fly” dei Foo Fighters. Dopo il lancio del video su Youtube, tnon immaginavo che avrebbe avuto milioni di visualizzazioni. E' stato in quel momento in cui mi sono resa conto che quella storia doveva diventare un film.

E dopo cosa è successo?

Anita: E' accaduto qualcosa di straordinatio. La notte stessa del concerto “privato” che i Foo Fighters ci hanno regalato, ho capito che avevamo realizzato un'impresa. L'inizio di un’avventura che avrebbe portato i Rockin’1000, ormai diventati una vera band, a fare concerti in giro per il mondo. Mi ci sono voluti diversi anni per girare “We are the Thousand”, un racconto corale di storie personali di 1000 musicisti, tra cui ragazzi giovanissimi, suonatori di strada, cantanti liriche, punk, metallari, bluesman professionisti, disponibili a viaggiare chilometri per suonare insieme. Il risultato è un inno al potere salvifico e terapeutico della musica che può trasformare un giorno ordinario in qualcosa di magico. Un bene primario nelle nostre esistenze a cui dovremmo imparare a ricoscere il valore che merita.

Oggi Rockin’1000 è una realtà conosciuta a livello globale, che riceve riconoscimenti, inviti e proposte di collaborazione in tutto il mondo. 
Fabio: Sì ma dietro c'è stato un grande sforzo produttivo a partire dalla difficolta di mettere insieme un ensamble di 350 chitarristi, 250 batteristi, 250 cantanti e 150 bassisti, selezionati attraverso appelli sui social, cartoon promozionali su Youtube e video-provini girati. Dopo il video, ero soddisfatto, ignorando cosa avevamo creato. L'ho capito solo quando ormai tornato al mio lavoro di ricercatore geologo un giorno mi sono arrivati a raffica una serie di messaggi da parte di amici che mi informavano che il batterista dei Foo Fighters, Dave Grohl, aeva rilasciato su youtube un video di ringraziamento. Siamo rimasti increduli e la situazione è esplosa.

Anita:  Internet ha permesso al progetto di trasmetterlo al mondo ma è stata poi è stata l’adrenalina ha spingerci a realizzare un progetto che sembrava impossibile. La ricerca (difficile) degli sponsor, il crowdfunding da quarantamila euro, la serata di un anno dopo allo stadio Dino Manuzzi a Cesena che sembrava una Woodstock dei tempi moderno. Il documentario esce al cinema peraltro in un momento in cui abbiamo bisogno di incoraggiamento pensando a quando potremo tornare a godere la musica dal vivo.

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